Biblioteca e ausilioteca per albini e ipovedenti
Il progetto di costituire una biblioteca e ausilioteca per albini e ipovedenti a Douala in Camerun nasce dal desiderio di offrire delle risorse per la scolarizzazione e l’emancipazione della popolazione ipovedente e albina a Douala. Non esistono al momento in Camerun strutture in grado di fornire gli ausili necessari a facilitare il percorso formativo dei portatori di disabilità visiva.
Il problema è stato individuato dal responsabile del progetto, Stephane Ebongue, per esperienza diretta: in quanto albino ha vissuto l’esperienza in prima persona. L’albinismo è infatti strettamente correlato a disabilità visive.
Gli albini nella maggior parte dei paesi africani subsahariani sono vittime di pregiudizi e di emarginazione. A seconda delle regioni, gli albini sono considerati portatori di sfortuna, o addirittura demoni. Nessuno stato, salvo il Sudafrica, considera l’albinismo come un problema di salute e gli albini non sono seguiti in nessun modo. Molti albini sono uccisi ogni anno in Tanzania, in Burundi, in Kenya e in Camerun.
Gli aiuti raccolti attorno al progetto hanno consentito di allestire una struttura dotata di ben tredici video-ingranditori, undici computer e numerosi libri stampati a grandi caratteri.
I finanziamenti ottenuti consentiranno per il primo anno di funzionamento di retribuire due operatrici locali già formate.
I principali destinatari sono ragazzi in età scolare che, grazie ai video-ingranditori e ai libri ingranditi offerti dall’ausilioteca, potranno affrontare con più facilità il percorso scolastico ed essere incentivati a portarlo a termine. Si ritiene che sia cruciale sostenere i bambini albini e ipovedenti a frequentare la scuola, poiché il percorso scolastico può offrire loro reali opportunità di emancipazione e realizzazione.
Allo stesso tempo i video-ingranditori saranno a disposizione di chiunque soffra di disturbi alla vista e ne possa trarre vantaggio, per fini di crescita personale o professionale.
Il progetto è stato possibile grazie alla collaborazione dell’associazione di Torino Apri Onlus (http://www.ipovedenti.it/), una delle realtà più attive in Italia nella tutela delle persone non vedenti e ipovedenti.
Dalla lettera di Marco Bongi, Presidente di APRI onlus, presente all’inaugurazione della biblioteca a Douala
E dunque, almeno per ora, ce l’abbiamo fatta… La biblioteca per ipovedenti “Le Pavilon Blanc” ha iniziato a funzionare e la cosa non può che riempirci di soddisfazione … La prima considerazione è sicuramente relativa alla consapevolezza di aver fatto una cosa bella ed importante.
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La gioia del piccolo Papù, un bimbo albino di cinque anni, che passava tante ore a scrutare le figure sotto il video-ingranditore, la speranza leggibile sul volto di “Maman Milene”, genitrice di un bambino ipovedente e impiegata alla biblioteca, la serietà della coordinatrice Solange Edimo che esigeva, in netto contrasto con la mentalità africana, puntualità ed assoluta trasparenza in ogni circostanza, il sorriso riconoscente del presidente di un’associazione di non vedenti che ci ringraziava col cuore per le cinquanta tavolette braille che gli avevamo donato…, sono ricordi indelebili che mi porterò senz’altro dentro per tutta la vita.
Ho frequentato per una settimana queste persone meravigliose, sono stato nelle loro case dove ho ricevuto un’accoglienza cordiale ed amichevole, ho trascorso con loro lunghe serate a discutere seduto in cerchio davanti alle abitazioni, fra l’afa e le zanzare, cercando però sempre di ascoltare e soprattutto comprendere prima di esprimere giudizi.
E’ assai incoraggiante, per passare a pensieri più generali, osservare la passione messa in campo dagli immigrati camerunesi nel cercare di importare le esperienze e le conoscenze acquisite in Europa.
Questo è infatti un popolo, in un certo senso, forse più dinamico ed intraprendente rispetto agli standard africani. Tutti ambiscono a divenire imprenditori, o meglio commercianti, tutti sognano di affermarsi, non come dipendenti, ma come protagonisti del proprio destino.
….Ed è così che il nostro ruolo non è stato solo quello del donatore e del costruttore. A volte siamo stati costretti anche a moderare alcuni ardori eccessivi, in altre occasioni abbiamo dovuto cercare di economizzare sulle risorse per non spendere tutto in un colpo solo.
Ma il risultato alla fine è venuto e speriamo davvero che possa persistere nel tempo.
Ed alla fine permettetemi ancora una battuta polemica sui mugugni nostrani. A chi, e non sono pochi, continua a borbottare più o meno esplicitamente: “Ma con tutti i problemi che abbiamo qui…, dobbiamo proprio andare a preoccuparci dell’Africa…”, vorrei rispondere con estrema franchezza:
… Il finanziamento è arrivato interamente dalla Fondazione 7 Novembre di Ivrea e tale istituzione ci ha devoluto il suo contributo solo ed esclusivamente per questo scopo ben preciso. I fondi ci sono stati affidati evidentemente perché la nostra organizzazione dava garanzie di serietà ed affidabilità anche sul piano della cooperazione internazionale. Vi assicuro che non è cosa da poco.
Chi dunque non perde occasione per lamentarsi, … chi si sente regolarmente sempre trascurato, incominci a muoversi per trovare i finanziamenti e poi… tutto potrà essere realizzato anche al di là delle proprie aspettative.
Non basta, del resto, avere buone idee, di quelle ce ne sono fin troppe, il problema è piuttosto quello di “dare gambe” ai progetti…
E, al di là di ogni considerazione, gli amici africani hanno raggiunto questo primo importante obiettivo. Tanto di cappello…
Marco BONGI