Intervento sul RI-USO ri-usiamo

Progetto

RI-USIAMO…. UNO STILE DI VITA Riportiamo l’intervento che Giorgio Magnanelli, Presidente della Fondazione 7 Novembre Onlus, ha tenuto sabato 15 gennaio a PESARO all’apertura del convegno “Ri-usiamo… uno stile di vita!”. L’incontro/dibattito, organizzato da Caritas Pesaro e dalla società cooperativa sociale “I Talenti”, ha visto la partecipazione di Giuseppina Catalano, vicesindaco di Pesaro con delega alle Politiche per la famiglia e Rapporti con il volontariato.

Ri-usiamo – con il trattino – come stile di vita. Voglio partire da un elemento che, dal mio punto di vista è assolutamente straordinario. Spesso apostrofiamo i nostri legislatori, specie quelli europei, lamentando un’attività legislativa lontana dal sentimento della gente e tesa ad assecondare bisogni che, a voler essere buoni, sfuggono alla nostra immediata comprensione.

Quello di cui voglio dire è certamente un esempio in contro tendenza. Faccio riferimento alla direttiva dell’Unione Europea 2008/98. Questa Direttiva stabilisce il quadro giuridico di trattamento dei rifiuti all’interno dell’Unione, con l’obiettivo di salvaguardare l’ambiente. Questa direttiva, tra l’altro -come ben sanno gli Amministratori pubblici presenti- è stata recepita poco più di un mese fa, anche dalla legislazione italiana con il Decreto Legislativo 205, del 3 dicembre 2010.

La direttiva, dal mio punto di vista, tra gli altri aspetti, delinea una cosa assolutamente straordinaria e cioè la gerarchia del rifiuto, una vera e propria scala gerarchica del rifiuto:

1. Al primo posto della scala c’è la prevenzione : per prevenzione si intende l’insieme delle misure prese per evitare il degrado di un oggetto prima che diventi un rifiuto. Prevenire è sempre meglio che curare.

2. Poi c’è il riuso – e qui ci siamo noi, anche noi- cioè il riutilizzo del bene, conservandone la funzione d’usoper lo stesso fine per cui era stato prodotto. Altra cosa assolutamente straordinaria e rivoluzionaria è che, del riuso, si badi bene del riuso e non della raccolta differenziata, si danno degli obiettivi quantitativi.

3. Al terzo posto della gerarchia della Direttiva 2008/98 c’è il riciclo, cioè lo smontaggio e il riutilizzo di singole parti dell’oggetto (ferro, legno, vetro, plastica, carta ecc) per la costruzione di nuovi oggetti e con un uso diverso rispetto a quello originario.

4. Al quarto posto della scala gerarchica c’è la valorizzazione energetica. Io non sono un esperto di termovalorizzazione dei rifiuti e non voglio addentrarmi in un terreno che sarebbe scivoloso, soprattutto per me, ma mi limito a dire che nella gerarchia del rifiuto la termovalorizzazione viene contemplata proprio all’ultima chance, appena prima dello smaltimento, e previa una capillare attività di differenziazione delle varie tipologie merceologiche.

5. Infine, quello che alcuni nostri amministratori considerano la punta avanzata della gestione del rifiuto, cioè la raccolta differenziata e il conferimento selezionato e che invece viene solo ma solo all’ultimo posto.

Sul secondo gradino della scala gerarchica, quello del riuso, ci siamo noi, c’è il nostro lavoro, c’è la nostra passione, c’è la nostra cultura, c’è la nostra sollecitudine per l’ambiente, per i nostri figli e per il loro futuro. E’ uno stile del vivere e del sentire che vogliamo contribuire a diffondere anche tramite incontri come questo. Secondo noi, infatti, non c’è alcun dubbio sul fatto che la questione sia innanzi tutto culturale. Tutto parte da uno stile di vita, da uno stile di caratura della propria presenza ed azione sociale, sia individuale che associata. Tutto parte dalla consapevolezza che la società dell’usa e getta, che quasi sempre vuol dire usa e spreca, ha fatto il suo tempo. Noi abbiamo coniato un nuovo slogan: usa e riusa. Tutto parte dalla consapevolezza che la cosiddetta civiltà dei consumi, dei consumi a tutti i costi, non è ripetibile all’infinito, dopo aver spadroneggiato producendo i suoi danni, a cavallo tra gli anni ottanta e novanta, che hanno seguito i decenni del boom economico e del boom dei consumi. Siamo già oltre il limite di guardia, altrimenti dopo l’economia del boom avremo l’economia del botto!

Attenzione a non farsi fregare dal loop dell’economia di mercato, o se volete dal moltiplicatore keynesiano: più consumi, più domanda, più produzione, più occupazione, più reddito, ancora più consumi. Fondare la soluzione dei problemi dell’economia moderna sui consumi che generano crescita, non può più funzionare in una fase di economia matura, almeno per due motivi: primo: perché l’innovazione tecnologica rende sempre meno necessario il lavoro umano, secondo: perché è fatica continuare a sostenere la domanda delle auto quando in una famiglia di quattro persone ce ne sono già tre, o quella dei telefonini quando, in media, ne abbiamo quasi due a testa, neonati e moribondi compresi.

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Il riuso evita che l’oggetto diventi rifiuto; contribuisce al minor intasamento delle discariche; riduce i consumi di materie prime; preserva l’ambiente. Qui ci siamo noi… c’è il nostro lavoro, c’è la nostra idea di economia sociale, ambientale e che vuol essere anche un’attività imprenditoriale volta a favorire l’inclusione professionale e lavorativa di ragazzi svantaggiati. C’è l’dea del consumo e del consumatore socialmente responsabile, quello della terza fase…… Tutto il resto: i prezzi bassi, la possibilità di arredare con poche centinaia di euro un intero appartamento, l’opportunità di metter su casa per immigrati e persone indigenti, per dare una risposta in un momento di crisi economica viene dopo. Prima di tutto c’è il problema culturale, quello di testa…. .

L’abbiamo chiamata, non a caso la filiera del riuso. Si! Filiera, perché si basa su una serie di azioni concatenate e susseguenti che partono dalla raccolta di mobili, oggetti, suppellettili casalinghe, giocattoli, libri, dischi, quadri, abiti, accessori e quant’altro; proseguono con la selezione, con il restauro, l’esposizione e la rivendita a chi vorrà ancora usarne, dopo quelli che se ne sono liberati. La rivendita l’abbiamo prevista in diverse fasi e modalità: mobili presso il Mercatone Solidate, oggetti, presso Cose senza tempo, il nostro concept store dell’usato e oggetti di minor pregio presso i Mercatini dell’antiquariato.

Ma io dico che c’è anche un altro aspetto, non meno pregnante, non meno importante: l’aspetto affettivo legato alle cose, ai ricordi che le cose si portano dietro, alle persone che ad esse ci rimandano. Nel nostro negozio che si chiama Cose senza tempo, abbiamo esposto questa composizione, che è un po’ una sintesi del nostro sentire:

Cose senza tempo,
perché il tempo è impastato di cose
ed amalgamato ad esse;
perché un tempo prezioso è nelle cose:
il tempo di coloro che con cura le hanno realizzate,
il tempo di coloro che le hanno lungamente usate
il tempo di coloro che le hanno amate,
il tempo di chi le ha ritrovate e donate,
il tempo di chi le ha recuperate.
Il tempo di chi le ha nuovamente usate.

Molte volte ci capita di interloquire con quanti ci chiamano a svuotare case e a buttare cose. Cerchiamo di convincerli a non disfarsi definitivamente di oggetti che talvolta sono un pezzo di storia della loro famiglia: non buttare questo mobile, non buttare questa credenza, era dei tuoi nonni, te lo restauriamo, qui starebbe benissimo e molto spesso ci riusciamo.

Devo concludere! Ho toccato le categorie economiche, affettive, etiche….. fatemi chiudere con una categoria, forse più importante di tutte: quella estetica… sì perché oltre tutto sono cose belle…. Cose fatte per lo più a mano…. Cose che, non si trovano più …… Cose che hanno segnato e riportano alla nostra mente un’intera epoca della nostra società e delle nostre famiglie. Può sembrare stupida retorica ma è così. Mobili in legno….. Capite? Abbiamo mobili in legno! Nuovi non esistono quasi più! Lo so, è paradossale, è incredibile ma è così. Grazie a tutti.